giovedì 17 gennaio 2013

Come i soldi, i voti non puzzano. Purtroppo. Sul derby degli impresentabili tra Pd e Pdl pesa il fattore preferenze.

IL PDL HA BISOGNO DEI VOTI DI COSENTINO IN CAMPANIA E DI SCAJOLA IN LIGURIA, IL PD NON PUÒ FARE A MENO DI CRISAFULLI IN SICILIA.


Impresentabili
Irrinunciabili in certe regioni del sud. Come la Campania per i berlusconiani. E la Sicilia per i democratici di Bersani. Nicola Cosentino è l’icona degli incandidabili del centrodestra. Ha due processi per camorra. Viene da Casal di Principe, in provincia di Caserta. Qui il Pdl ha percentuali bulgari, anzi casalesi. Nel triangolo dei clan, il partito del Cavaliere miete il 70 per cento dei consensi. Casale: 71,88; Casapesenna: 73,65; San Cipriano d’Aversa: 69,86. Il paese di Cosentino, appena 20mila abitanti, esprime ben tre parlamentari: Giovanna Petrenga, deputato, e Gennaro Coronella, senatore, oltre allo stesso Nick ‘o mericano, oggi alla Camera ma in procinto di essere candidato per Palazzo Madama. Alle regionali del 2010, due anni fa, sempre a Casale, il Pdl ha sfondato l’ottanta per cento.  
IN TUTTA la Campania il pacchetto di voti gestito da Cosentino e il suo sodale Luigi Cesaro, alias Giggino ‘a purpetta, al vertice del Pdl da anni, è decisivo per le sorti del Cavaliere. Nel 2008, per la Camera, la percentuale nazionale del Pdl è stata del 37,38, pari a 13 milioni e 629.464 voti. In Campania 2, la circoscrizione di Cosentino, i punti in più sono stati quasi tredici: 49,52 per cento e 16 seggi, tra cui anche Marco Milanese, imputato per la P4. In Campania 1, do-v’era in lista Cesaro, il 48,67 e 18 seggi, compresi Giampiero Catone, Amedeo Laboccetta, Alfonso Papa e Maria Elena Stasi (appena condannata per turbativa d’asta). Al Senato, che si rivelerà decisivo per la vittoria di Bersani, perché i premi sono regionali, il Pdl prese in Campania nel 2008 un milione e 426.468 voti. Impressionante, se raffrontato al dato nazionale del partito di 12 milioni e 511.258 voti. Sempre dieci punti sopra la media: 38,17 complessivo, 48,78 in Campania e 18 seggi. Una macchina di consensi di cui Berlusconi non può liberarsi facilmente in una campagna elettorale dove al massimo arriverà secondo. Cosentino e gli altri impresentabili di Napoli e Caserta sono preziosi per la sopravvivenza del Cavaliere. Così come è utile l’apporto di Claudio Scajola, ras della Liguria e altro big incandidabile del Pdl. Il peso di Scajola è evidente in una regione considerata storicamente rossa. Lì, sempre nel 2008, una media uguale a quella nazionale, 36,74 per cento (cioè oltre 360mila voti), e un boom a Imperia, la città di Scajola, con il 47,87 per cento nell’intera provincia.
Da Cosentino a “Crisafulli Vladimiro Alberto Benedetto detto Mirello”, questo il nome sulla scheda elettorale dell’ingombrante senatore dalemiano di Enna, diventato il simbolo degli impresentabili del Pd. Crisafulli ha un rinvio a giudizio per abuso d’ufficio e la magistratura ha documentato le sue frequentazioni con un boss mafioso. Ai voti di Crisafulli, però, il Pd non vuole rinunciare, laddove, in Sicilia, un tempo Berlusconi vinse per 61 a zero. Il senatore “Mirello” ha un radicamento antico. Quando si presentò per l’ultima volta alle regionali, nel 2001, capitalizzò ben 9.642 voti nella sua circoscrizione natìa, distaccando di ben settemila voti il secondo eletto nella lista Ds. Quell’anno, la Margherita presentò altri due campioni delle preferenze, che sono oggi altri due impresentabili del Pd: Francatonio Genovese di Messina, esponente di una famiglia democristiana con numerosi conflitti d’interesse, e Antonino Papania di Trapani, che ha patteggiato due mesi e venti giorni per abuso d’ufficio. Genovese venne eletto con 13.643 voti, Papania con più di ottomila.
ALLE ULTIME politiche, Crisafulli e Papania sono stati eletti al Senato per il Pd, Genovese alla Camera. L’exploit fu di Crisafulli, ovviamente. Un dato clamoroso a Enna. Il Pdl vinse in Italia e in Sicilia tranne nella città di “Mirello”: 36,58 per cento contro il 35,88 dei berlusconiani. A livello regionale, al Senato, il Pd tenne botta con un discreto 25,52 per cento e 7 seggi: ossia 635mila e 834 voti. Quando si è votato per il nuovo governatore, nell’autunno del 2012, Enna (Crisafulli), Messina (Genovese) e Trapani (Papania) sono state determinanti per i 14 seggi del Pd. A Enna, il partito di Bersani ha preso 10mila e 898 voti, pari al 15,58 per cento; a Messina 51mila e 44 voti, il 19 per cento. A Trapani 20mila voti e il 12 per cento. Percentuali importanti per il risultato del 13,4 per cento del Pd in tutta la Sicilia, davanti al Pdl (12). I voti si contano sempre. A quel punto la puzza è relativa, si sopporta.
Da Il Fatto Quotidiano del 17/01/2013 - Fabrizio D'Esposito

Nessun commento:

Posta un commento