venerdì 8 febbraio 2013

NESSUNA PROPOSTA DI RIPRESA. SOLO ULTERIORI "SPREMUTE" !!

LA CORSA AL PREMIERATO. VOGLIA DI REPRESSIONE. POLIZIA FISCALE. I NOSTRI GUAI: TUTTA COLPA DEGLI IMPRENDITORI.

Pensate che c'è stata un epoca, più o meno 30 anni fà, che ero pure contento di pagare le tasse.... bah.... poi, ho cominciato a pensare: cavolo, io guadagno 40 milioni (di lire), e ne devo dare 16 allo stato??? E la cosa mi pesava non poco. il 40% del mio lavoro.
Poi, dopo alcuni anni, ho cominciato a vedere che a conti fatti, con lo stato andavo a PAREGGIO. Nel senso che quello che guadagnavo, per metà se lo fotteva "il predone tricolore".
Quando mi sono reso conto, che dopo essermi fatto un culo così per un anno, avere rischiato la vita ogni giorno sulla strada, avere preso qualche sola da qualche cliente che non pagava, cercare ogni mese di rispettare le scadenze, l'affitto, la luce, il telefono, i dipendenti, le tratte e via discorrendo, del mio sudatissimo guadagno lo stato predone, si "fotteva" oltre il 50%, io non ci ho visto più.
Ho cominciato a DIFENDERMI, così come fanno tutti. Ero obbligato a non potere più dichiarare tutto quello che producevo come fatturato.
Di recente vado in Svizzera ed in Inghilterra. Capisco perchè in questi paesi, l'evasione fiscale è veramente trascurabile.
In UK, pagano il 20% (o il 25 non mi ricordo), sotto il milione di pounds di fatturato, non paghi tasse. Le new company esentasse per tre anni. Per gli imprenditori nessun balzello burocratico di nessun tipo. 
Apri una azienda in 20 minuti. In altri 20 minuti apri il conto corrente.
Obbligo di domicilio fiscale in uno studio legale. Il Secretary, prende carico delle tue responsabilità civili e penali del rapporto con il fisco Britannico.
Ho visto il bilancio di una company che fà un volume di affari di 17 miliardi di pounds (si si...avete letto bene diciassettemiliardi di pounds): 4 pagine, di cui 2 il bilancio, e due la relazione per l'Inland Revenue. Voci: ho ricavato X, ho speso Y, netto X-Y=Z. 20% di Z è quello che devo pagare. 
Poi c'è il link dove trovi informazioni dell'azienda di tipo bancario, ed affidabilità sotto forma di score, per gli eventuali fornitori. Stop....un qualsiasi ragioniere del cazzo italiano, abituato a stare dietro il nostro fisco, lì potrebbe fare il ministro delle finanze, del tesoro tutto insieme...solo che se per caso, ti beccano che non paghi le tasse: 1° ti mettono in galera (Al Capone fù arrestato per evasione fiscale nonostante 10 mila omicidi etc etc). 2° Lo studio legale CHIUDE PER SEMPRE. 3° BUTTANO LA CHIAVE DELLA CELLA NEL TAMIGI. E sapete perchè? Perchè lo studio legale è responsabile. Nel senso che loro accantonano i fondi per le tasse, autorizzati dall'imprenditore per contratto e per legge....e quando arriva il momento pagano. Se dall'accantonamento avanzano soldi, il legale prende una percentuale, come premio. CAPITO?? Se facessimo così l'evasione fiscale scomparirebbe per sempre e definitivamente.
L'imprenditore non perde un minuto di tempo all'anno, dietro le stronzate del fisco. In Italia gli imprenditori impiegano 2/3 del loro tempo a superare gli ostacoli, come mille asticelle che ogni giorno i "cervelloni" del ministero delle finanze si inventano per distruggergli la vita.
Stato e banche in UK, non fanno altro che trovare costantemente soluzioni, per agevolare le imprese, mentre qui, anche di notte, non fanno altro che pensare a come devono o possono complicarti la vita.
Poi per cosa? In UK pagano le tasse, ed hanno il perfetto funzionamento di tutto, e se un politico lo scovano a rubare, sono cazzi suoi ed amari...anzi amarissimi.
Qui ti dissanguano. I politici fottono soldi a tutto spiano. Si fanno le leggi perchè il loro furto perpetuo sia legalizzato. E se comunque fanno degli illeciti, sono comunque in TV a chiederti il voto, a ridere e scherzare, alla facciaccia tua.......
RAGAZZI....CHI E' INTELLIGENTE...ED ANCORA GIOVANE.....SE NE VADA.
SCAPPI VIA. CHE E' ANCORA IN TEMPO.

giovedì 7 febbraio 2013

PROFESSIONE MANAGER: MONTI APPLAUDE.

CHI E' PAOLO SCARONI, E SOPRATTUTTO, LA BOCCONI, FORMERA' DEI MANAGER ETICAMENTE CORRETTI?

Da Techint a Eni, passando attraverso il patteggiamento per Mani Pulite

«Ho pedalato in discesa tutta la vita. All’improvviso mi sono trovato davanti questo enorme problema, che mi ha fatto capire che sono in grado di pedalare anche in salita». Nato a Vicenza nel 1946, Paolo Scaroni ha davvero percorso i primi anni della sua vita in discesa: figlio di un industriale locale, si laurea in Economia e Commercio, trova subito lavoro in Chevron e completa l’istruzione con un Master alla Columbia University. Già nel 1985 è amministratore delegato di Techint negli anni delle privatizzazioni di Siv, Italimpianti e Dalmine. Una strada tutta in discesa, fino a quando non arriva un «enorme problema», sotto forma di Mani Pulite, che costringe Scaroni a imparare a pedalare in salita, come spiegò in quell’intervista al Financial Times del 2002 e come potrebbe dover fare con la nuova grana giudiziaria targata Saipem. Nel luglio del 1992 il manager viene arrestato con l’accusa di aver pagato centinaia di milioni di lire al Partito Socialista Italiano per ottenere appalti dall’Enel. Una vicenda che si risolve nel 1996, dopo una lunga confessione in cui sottolineava il «terrore» incusso dal «potere di Craxi’, con un patteggiamento ad una pena di un anno e quattro mesi. 

E da lì ricomincia la discesa. Proprio nel 1996 sbarca in Inghilterra, come a.d. di Pilkington, dove vara un piano di ristrutturazione che i mercati premiano con un +100% del titolo in Borsa in meno di sei mesi. In quegli anni torna in Italia solo per qualche fine settimana, ma la passione per la sua terra lo spinge ad accettare nel 1997 la presidenza del Vicenza Calcio e, forse primo in Italia, culla l’idea di portare la sua passione da bambino fino alla Borsa di Milano. 

Il ritorno definitivo in Italia avvenne proprio all’Enel, da amministratore delegato della svolta. Dal progetto di multiutility caro al suo predecessore Franco Tatò, Scaroni si concentra sul core business, cede la controllata Wind e inizia una graduale espansione all’estero, in particolare nell’Est Europa. Tre anni dopo il salto nel settore del petrolio e del gas, come a.d. di Eni, dove spinge ancora forte sul core business energetico e su progetti ambiziosi in Kazakhstan (dove anche lì spuntarono indagini su presunte tangenti), Venezuala e Mozambico. Nel 2006 torna di nuovo in Tribunale, questa volta ad Adria, dove viene processato come ex a.d. di Enel per l’inquinamento del Delta del Po con la centrale di Porto Tolle, viene condannato in Cassazione a un mese di reclusione per un reato però ormai prescritto e già convertito in ammenda da 1.140 euro.