AVREBBE FATTO TUTTO IN SEGRETO IL PRESIDENTE MUSSARI.
Banca d'Italia all'oscuro. Mussari sembrava avesse ogni cosa in cassaforte. Le dimissioni di Giuseppe Mussari dall'Associazione delle banche italiane erano attese da un momento all'altro. Da mesi era sotto scacco per un'inchiesta sull'operazione di acquisto della Banca Antonveneta per 9 miliardi di euro, da parte del Monte dei Paschi di Siena, rivelatasi poi un bagno di sangue.
Monti aveva favorito un saldo e stralcio del debito di MPS verso l'erario, chiudendo con un risparmio per la banca di circa 700 milioni. Ma non è bastato.
Possibile che Monti non sapesse nulla? Possibile che abbia fatto l'impossibile per salvare MPS?
Un buco di bilancio di 500 milioni in prodotti derivati scoperto da poco. In questi giorni il cerchio si stava chiudendo. Non a caso Mussari aveva cancellato da una settimana una tavola rotonda della Uilca a cui era stato invitato ieri a Bologna. E la legnata finale è arrivata proprio ieri mattina, con la rivelazione, sul Fatto Quotidiano, di un'inedita operazione del Monte dei Paschi in prodotti derivati, ordinata da Mussari nel 2009 e poi causa di una perdita di almeno 200 milioni per la banca senese, mai comunicata al cda, ignota a Bankitalia e non approvata dai revisori dei conti.
Poco importa capire cosa tra Antonveneta e i derivati sia humanum, cosa diabolicum. Non è questo il punto. Che invece alberga nel sistema Siena, nell'intreccio tra politica locale, potere e città che ha ucciso la più antica banca italiana. Un intreccio che, piaccia o meno, è storicamente stato coperto dall'ex Pci, poi Ds, oggi Pd. Il partito che ha da sempre vinto le elezioni del Comune e della Provincia senese, gli enti che controllano la Fondazione Mps, che a sua volta nomina i vertici della banca. Questo corto circuito si alimentava attraverso i dividendi che la banca pagava alla Fondazione (di cui Mussari è stato presidente prima di passare alla banca), la quale rimetteva in circolo sottoforma di erogazioni sul territorio. E il cerchio si chiudeva. L'operazione Antonveneta non è stato altro che il passo più lungo della gamba, effettuato al posto sbagliato nel momento sbagliato. E ancora una volta l'intreccio tra politica e affari non è servito alle migliori intenzioni né dell'una, né dell'altra.
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