CHI E' PAOLO SCARONI, E SOPRATTUTTO, LA BOCCONI, FORMERA' DEI MANAGER ETICAMENTE CORRETTI?
Da Techint a Eni, passando attraverso il patteggiamento per Mani Pulite
«Ho pedalato in discesa tutta la vita. All’improvviso mi sono trovato davanti questo enorme problema, che mi ha fatto capire che sono in grado di pedalare anche in salita». Nato a Vicenza nel 1946, Paolo Scaroni ha davvero percorso i primi anni della sua vita in discesa: figlio di un industriale locale, si laurea in Economia e Commercio, trova subito lavoro in Chevron e completa l’istruzione con un Master alla Columbia University. Già nel 1985 è amministratore delegato di Techint negli anni delle privatizzazioni di Siv, Italimpianti e Dalmine. Una strada tutta in discesa, fino a quando non arriva un «enorme problema», sotto forma di Mani Pulite, che costringe Scaroni a imparare a pedalare in salita, come spiegò in quell’intervista al Financial Times del 2002 e come potrebbe dover fare con la nuova grana giudiziaria targata Saipem. Nel luglio del 1992 il manager viene arrestato con l’accusa di aver pagato centinaia di milioni di lire al Partito Socialista Italiano per ottenere appalti dall’Enel. Una vicenda che si risolve nel 1996, dopo una lunga confessione in cui sottolineava il «terrore» incusso dal «potere di Craxi’, con un patteggiamento ad una pena di un anno e quattro mesi.
E da lì ricomincia la discesa. Proprio nel 1996 sbarca in Inghilterra, come a.d. di Pilkington, dove vara un piano di ristrutturazione che i mercati premiano con un +100% del titolo in Borsa in meno di sei mesi. In quegli anni torna in Italia solo per qualche fine settimana, ma la passione per la sua terra lo spinge ad accettare nel 1997 la presidenza del Vicenza Calcio e, forse primo in Italia, culla l’idea di portare la sua passione da bambino fino alla Borsa di Milano.
Il ritorno definitivo in Italia avvenne proprio all’Enel, da amministratore delegato della svolta. Dal progetto di multiutility caro al suo predecessore Franco Tatò, Scaroni si concentra sul core business, cede la controllata Wind e inizia una graduale espansione all’estero, in particolare nell’Est Europa. Tre anni dopo il salto nel settore del petrolio e del gas, come a.d. di Eni, dove spinge ancora forte sul core business energetico e su progetti ambiziosi in Kazakhstan (dove anche lì spuntarono indagini su presunte tangenti), Venezuala e Mozambico. Nel 2006 torna di nuovo in Tribunale, questa volta ad Adria, dove viene processato come ex a.d. di Enel per l’inquinamento del Delta del Po con la centrale di Porto Tolle, viene condannato in Cassazione a un mese di reclusione per un reato però ormai prescritto e già convertito in ammenda da 1.140 euro.
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